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Lo spazio virtuale non è mai stato così concreto

17 marzo 2022

Nuovi software mutuati dall’universo del gaming prefigurano spazi da progettare di pari passo con l’esperienza virtuale.

 

di Nora Santonastaso

 


Dal disegno tradizionale matita su carta ai nuovi strumenti di rappresentazione digitale. © Daniel McCullough / Unsplash

 

È probabile che alcuni di noi abbiano ancora, ben impresso nella memoria, il ricordo delle mani tinte dalla china dopo lunghe nottate trascorse al tavolo da disegno, illuminato dall’immancabile lampada di metallo dal braccio estendibile e orientabile. La cura dell’elaborato grafico, fino a qualche anno fa, limitava di fatto la possibilità di una produzione di disegni su larga scala e imponeva al progettista di ragionare sulla quantità in relazione alla qualità.

 

Mettere mano a un disegno, insomma, doveva trovare una giustificazione rappresentativa e produttiva razionale, legata alla finalità, ovvero la progettazione stessa, e al tempo a disposizione. Il numero di elaborati grafici che oggi siamo abituati a produrre per descrivere un singolo progetto nelle sue varie sfaccettature non trova quindi riscontro in questo passato fatto di carta e pennini, così come è difficile raccordare alcune immagini che ogni giorno ci scorrono sotto gli occhi con qualcosa di analogo situato in quello stesso tempo lontano.

 

La formazione dei giovani professionisti del settore della progettazione avviene oggi in via esclusiva sul digitale, anche se alcune facoltà di architettura italiane conservano, per specifici corsi, un’attenzione per il disegno a mano, considerato strumento indispensabile di comprensione e rappresentazione dello spazio.

 

Lo sconfinamento nel virtuale è parte concreta della progettazione e, ormai, persino il committente più impreparato ed estraneo alle dinamiche del settore, tende a esigere una rappresentazione il più possibile aderente alla realtà di quanto verrà realizzato.

 

Render e fotomontaggi, uniti ai più tradizionali elaborati bidimensionali di planimetrie, prospetti e sezioni, costruiscono più immagini dello spazio futuro oggetto della progettazione e prospettano le possibilità di percezione dei volumi e delle superfici in relazione all’incidenza delle luci e delle ombre e al ruolo concreto dei colori e dei materiali.

 


Dalla rappresentazione bidimensionale del progetto a quella tridimensionale ed esplorabile della realtà virtuale. © Evgeniy Surzhan / Unsplash

 

Se per l’elaborazione di render e fotomontaggi sono a disposizione dell’utente finale, anche non professionale, diversi software di semplice accessibilità, quando ci spostiamo nell’universo dell’architettura virtuale la questione cambia radicalmente. 

 

Sconfinando in una rappresentazione che non è quasi più tale e si avvicina invece a una simulazione vera e propria di una realtà futura, in progetto, gli strumenti incrementano il grado di difficoltà del loro uso e i costi di acquisizione e apprendimento iniziale, non solo in termini economici ma anche di tempo e attenzione. Si tratta di optare per un vero e proprio investimento, sviluppando le potenzialità professionali e produttive del fare architettura. 

 

È di sicuro capitato a molti di noi, ad esempio nel contesto di manifestazioni ed eventi del settore architettura e design, di ricevere la proposta di esplorazione virtuale di uno spazio messa a punto da un’azienda allo scopo di valorizzare la presentazione delle novità di prodotto.

 

Casco con visore incorporato calato sulla testa, abbiamo mosso i primi passi all’interno di un ambiente virtuale dotato di caratteristiche del tutto simili a un analogo reale e abbiamo immaginato azioni e gesti possibili. Si è trattato, insomma, di sperimentare una concretezza nuova, non tangibile, ma reale quasi quanto quella con cui abbiamo a che fare nella nostra vita di ogni giorno, privata e professionale.   

 


Molti software utilizzati per elaborare architetture virtuali arrivano dal mondo del gaming. © Florian Olivo / Unsplash

 

Molti software oggi utilizzati per la costruzione di architetture virtuali, esplorabili come spazi fisici veri e propri, arrivano nel campo della progettazione a partire dal settore del gaming. Il legame tra questi due mondi, all’apparenza distanti e incompatibili, non è però così strano. Se in un gioco, infatti, si prefigura un contesto possibile in cui eseguire azioni o realizzare e vivere uno scenario d’invenzione, nella simulazione di un progetto altro non si fa se non calare nel virtuale ciò che abbiamo immaginato e progettato, magari inizialmente anche solo in punta di matita. 

 

Con l’architettura virtuale, non è però solo l’esperienza a cambiare. La possibilità di esplorare un progetto in tutte le sue parti fin dalle prime fasi di elaborazione consente al professionista di procedere per approfondimenti successivi in maniera molto più mirata di quanto sia consentito da strumenti e software tradizionali. 

 

Attraverso la modellazione del sistema è infatti possibile verificare aspetti del progetto che con molta facilità possono sfuggire al controllo offerto dagli elaborati grafici bidimensionali o tridimensionali riproducibili in immagini, sia su carta che a monitor.

 

L’architettura virtuale cambia la fruizione della realtà prefigurata dal progetto e, allo stesso tempo, modifica anche l’approccio al disegno e alla caratterizzazione dello spazio. 

 

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