A breve il designer automobilistico danese Henrik Fisker lancerà sul mercato una nuova auto che si ricarica tramite celle solari e i cui interni sono realizzati in materiali riciclati come T-shirt, bottiglie in PET, resti di pneumatici e vecchie reti da pesca recuperate dal mare. Un processo virtuoso che dall’automotive può essere trasposto anche all’architettura.
Un recupero intelligente è possibile anche nel settore dell’architettura? La domanda ricorre sempre più spesso, oggi, soprattutto quando il progetto verte sulla ricerca della novità, della modernità, dell’attualità delle proposte. Certo non è possibile pensare a un riciclo e a un riuso delle risorse tout court, anche perché, molto spesso, semplici lavori di ristrutturazione implicano una spesa maggiore rispetto a quella delle nuove costruzioni.
Questo dato economico, però, non può e non deve giustificare la rinuncia al tentativo di rivedere il patrimonio edilizio esistente, pur se obsoleto: questo, infatti, si è dimostrato più volte terreno fertile per coltivare nuove idee e iniziative. Tuttavia, è possibile anche coniugare la necessità del nuovo con quella, virtuosa, del sostenibile: alla base del percorso progettuale è però indispensabile porre criteri di responsabilità e contenimento delle risorse economiche. Già solo il fatto di non consumare suolo sfruttando un terreno edificato è meglio che strappare alla natura un altro pezzo di terra incontaminato.
La facciata rimane la stessa, ma il contenuto si rinnova: l’edificio del Banco dei Pegni Dorotheum, risalente agli anni ‘20, è stato completamente rifunzionalizzato pur mantenendo intatto il suo volume originario
© Foto: Kurt Hörbst
Quanto sono limitate le risorse naturali, quanto velocemente decadono i nostri ecosistemi in meno di un anno e quanto dovremmo prendercene cura, ce lo ricordano ogni giorno i notiziari con il racconto della crisi, a quanto pare inarrestabile, del cambiamento climatico. Specialmente nel settore edilizio, in cui la tendenza è ancora, purtroppo, quella dello sfruttamento scriteriato della natura e del mancato contenimento delle emissioni inquinanti, sarebbe opportuno un profondo ripensamento. Le possibilità per attuarlo, infatti, non mancano.
“Chi vuole puntare su materiali da costruzione poco inquinanti, su un’architettura e un’edilizia basate su un utilizzo parsimonioso delle risorse e su impianti resi efficienti dalla domotica non può non integrare l’edificio nel ciclo naturale di vita dei materiali. La gestione di risorse come l’energia, i materiali e il suolo, sempre più scarse e costose, è infatti una questione cruciale del XXI secolo. Specialmente nel settore edilizio, con il suo massiccio ricorso alle materie prime, la richiesta oggi tanto attuale di un’ancor maggiore efficienza energetica risulta strettamente connessa con lo sfruttamento efficiente delle risorse”, sostiene Roman Ascherov, fondatore dell’AIRA Development Group, la cui filosofia aziendale impone, pur nella necessità di non arrestare la produzione, di cercare di costruire sulla base di criteri virtuosi, risparmiando il più possibile energia e risorse.
Per i costruttori specializzati in immobili residenziali il panorama delle tematiche su cui far vertere la propria ricerca si amplia sempre di più, dovendo necessariamente considerare una collocazione ecologica dal punto di vista delle infrastrutture, del collegamento ai mezzi pubblici e della tutela ambientale, e dovendo prevedere uno sfruttamento ottimale dell’energia solare, un isolamento termico efficiente e la creazione di spazi verdi sostenibili. Tutte queste, compresa le nuove opportunità offerte dall’e-mobility, sono tematiche imprescindibili per la progettazione del nostro futuro.
Qui, nell’edificio che un tempo ospitava il Dorotheum, si incontrano creativi dei settori più vari: dagli architetti ai galleristi, fino agli chef stellati.
© Foto: Kurt Hörbst
Le certificazioni della sostenibilità per i prodotti sviluppati nell’ambito del settore edilizio e i premi di architettura assegnati ai progetti che, di anno in anno, si distinguono per l’innovazione in campo ambientale, hanno acquisito un'importanza sempre crescente a livello internazionale. Tra questi, in Germania, spicca il Deutscher Nachhaltigkeitspreis Architektur, che ogni anno viene conferito a costruttori e progettisti che abbiano saputo coniugare architetture eccellenti con metodi di costruzione basati su un uso etico delle risorse. Ad esempio, lo studio ostertag ARCHITECTS di Vienna ha curato il progetto di ristrutturazione dell’ex Casa d’Aste Dorotheum adottando soluzioni innovative e sostenibili. L’edificio, oggi completamente rifunzionalizzato, è un complesso di uffici e loft di proprietà del costruttore Fünfhauslofts GmbH.
La ristrutturazione ha rispettato, lasciandola completamente intatta, la caratteristica facciata risalente agli anni ’20 del secolo scorso, e ha invece stravolto gli spazi interni. Il progetto è stato sviluppato a partire da una necessità inderogabile: quella di mantenere integra la struttura dell’ex Banco dei Pegni viennese, tutelata come bene d’interesse storico-architettonico. I nuovi spazi destinati a ospitare creativi e start-up sono stati ricavati senza imporre all’edificio modifiche incompatibili con il suo impianto originario.
Gli ambienti dei depositi, per la loro particolare conformazione, hanno potuto ospitare le nuove funzioni in modo semplice ed efficace, senza implicare un dispendio eccessivo di risorse. Il fabbisogno energetico per il riscaldamento invernale e la climatizzazione estiva è stato notevolmente ridotto grazie alla sostituzione integrale degli infissi esterni e alla posa in opera di un adeguamento isolamento termico. Inoltre, sono stati impiegati materiali da costruzione esenti da PVC e refrigeranti senza HFC, mentre il parquet preesistente ha trovato una nuova collocazione nell’area ristorante.
Anche il nuovo nucleo con struttura in legno edificato in adiacenza all’architettura originaria è stato realizzato adottando particolari accorgimenti costruttivi e impiantistici: il giardino pensile allestito al piano copertura, popolato di piante adatte all’ambiente urbano, è ad esempio in grado di garantire un elevato isolamento termico degli ambienti interni, concorrendo al risparmio energetico complessivo della nuova struttura. Il suo pergolato è stato progettato per poter accogliere all’estradosso un impianto fotovoltaico e, con la sua straordinaria vista panoramica sulla città, è diventato simbolo di innovazione e prospettiva etica e sostenibile per il futuro.
Tramandare invece di riscrivere: la storia dell’edificio della scuola elementare di Lauterach inizia negli anni ‘30 del ‘900 e continua ancora oggi.
© Foto: Paul Ott
A Lauterach, invece, il “riciclo architettonico” ha riguardato una scuola elementare, su progetto dello studio Feyferlik/Fritzer e incarico del Comune. La scuola si sviluppa come un piccolo nucleo abitativo composto da più parti. Attorno all’edificio scolastico risalente agli anni ‘30, riconoscibile grazie alla presenza della torre dell’orologio originale, si articola l’ampliamento a ventaglio, che ridisegna in modo giocoso gli spazi interni ed esterni senza invadere l’area a disposizione con volumi eccessivamente ingombranti. Mentre le classi godono di un doppio affaccio sulle strade residenziali circostanti, gli ambienti studiati per accogliere le attività collettive sono radunati in una sorta di ponte con vista sul cortile comune.
Grande attenzione è stata posta nella progettazione del verde: le alberature preesistenti sono state conservate, le coperture dei nuovi volumi edilizi sono state attrezzate con giardini pensili e la scelta delle varietà delle specie fiorite è stata condotta con cura, tenendo in considerazione anche aspetti estetici e cromatici e garantendo l’alternanza richiesta dalle istanze di biodiversità e rispetto dell’ambiente.
Costruire conservando ma, anche, studiare una nuova fisionomia: un edificio del distretto Mariahilf a Vienna, risalente al periodo di sviluppo economico-industriale del II Reich, vive una seconda vita dopo un esemplare processo di upcycling.
© Foto: Kurt Hörbst
Ma anche nel contesto cittadino si possono fare piccoli miracoli sostenibili: così è stato a Vienna, dove un edificio risalente al periodo di sviluppo economico-industriale del II Reich, seppur danneggiato a seguito di un’esplosione dovuta a una perdita di gas, non è stato demolito, ma ricostruito con un’attenzione quasi filologica, frutto della proficua collaborazione tra proprietari e progettisti, gli architetti dello studio Trimmel Wall.
L’attuale scala interna è inondata di luce, mentre il cortile è stato ricostruito ed elevato fino al primo piano per buona parte del suo sviluppo planimetrico. Grazie al rivestimento con intonaco isolante ad alte prestazioni e a ulteriori misure di coibentazione, il fabbisogno termico è stato notevolmente ridotto. Per ridurre il surriscaldamento estivo degli spazi interni è stata inoltre installata una tettoia protettiva che, dal punto di vista architettonico, risulta perfettamente integrata nell’estetica complessiva dell’edificio.
Il TÜWI e le strategie di sviluppo sostenibile adottate per l’implementazione delle nuove funzioni in un edificio universitario.
© Foto: Lukas Schaller
La scelta dello studio di architettura Baumschlager Hutter Partners, che ha realizzato l’edificio della facoltà di ingegneria agraria per conto del BIG Bundesimmobiliengesellschaft m.b.H., è ricaduta sul legno, materia prima pregiata con grandi prospettive d’uso nel prossimo futuro. Il nuovo edificio TÜWI rappresenta per l’area su cui è edificato e per la zona residenziale circostante un’importate occasione di ridisegno del territorio. I tre piani fuori terra e il cortile interno creano spazi esterni ampiamente sfruttabili per diverse destinazioni d’uso. A questi si aggiunge il giardino pensile, coperto da un pergolato provvisto di impianto fotovoltaico che non solo produce energia, ma serve anche garantire il necessario ombreggiamento durante la stagione estiva.
L’impianto geotermico e quello a energia solare, supportati dall’attivazione termica della massa per l’estate e l’inverno, rappresentano soluzioni tecniche globali ecologiche, ottimizzate allo scopo di mantenere elevati standard di efficienza energetica. Il progetto degli impianti è infine completato dal sistema di raffrescamento a soffitto e dagli impianti di ventilazione con sistema di recupero del calore.
Traduzione da un articolo di Barbara Jahn