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Residenza intergenerazionale: la casa del futuro?

18 maggio 2021

La residenza intergenerazionale sviluppa un vecchio concept portandolo nella modernità. Dopo la ridefinizione post pandemica del rapporto tra spazio pubblico e privato saprà conservare i suoi punti di forza originali?

 


© Pixabay 

 

In una residenza intergenerazionale persone di età diverse convivono e condividono attività ed esperienze con le stesse modalità che, in passato, venivano adottate spontaneamente all’interno delle famiglie allargate o di gruppi accomunati da interessi e affinità culturali ed emozionali. Negli ultimi anni l’idea di trasformare le RSA in residenze intergenerazionali si è fatta strada in molti progetti ma, a seguito degli eventi legati alla pandemia, potrebbe subire cambiamenti, snaturando alcuni punti di forza originari.

 

Gli aspetti positivi dei progetti intergenerazionali sono ben noti e le realizzazioni, seppure presenti in numero ridotto a livello europeo, aprono la strada al futuro. In un’epoca di distacco, isolamento e perdita della maggior parte dei contatti fisici, forse ci stiamo dirigendo verso un futuro in cui invece sarà necessario essere più uniti. Oggi le nostre priorità sono la protezione delle persone e la capacità di garantire la loro sicurezza. Ma quando usciremo da questa crisi sarà necessario o addirittura indispensabile parlare seriamente degli stili di vita futuri. L’habitat intergenerazionale, in cui gli anziani possono vivere in modo indipendente facendo comunque parte di un gruppo solidale, potrebbe essere uno degli elementi costitutivi di un futuro più etico e socialmente sostenibile.

 


© Mutations Architectes

 

Soggetto per un concorso di idee


Nel 2014 lo studio di architettura Mutations Architectes ha vinto il premio per un concorso di idee organizzato dalla Portland University of Design e incentrato su una residenza intergenerazionale. La proposta progettuale riguardava un lotto situato non lontano dal centro di Saint-Denis, che all'epoca ospitava un hangar abbandonato da riqualificare e completare con altre porzioni edificate, da adibire ad alloggi per studenti e per anziani. Ogni abitante, secondo il progetto, aveva la possibilità di usufruire di spazi comuni, come laboratori o aree verdi, pur avendo un proprio alloggio in grado di garantire i necessari momenti di privacy. Si trattava di "progettare sequenze di vita", dice Pierre de Montigny, ricordando il suo progetto chiamato: "Auberge du dialogue des âges" [Ostello del dialogo intergenerazionale]. Un progetto che non solo aveva incantato la giuria ma che avrebbe potuto essere realizzato, prefigurando scenari di grande attualità ai giorni nostri.

 

Nel mondo


In Canada, Gran Bretagna, Belgio e altri Paesi a livello mondiale, la realizzazione di alloggi intergenerazionali è in grande crescita ed evoluzione già da diversi anni. Nella maggior parte dei casi si tratta di progetti promossi da enti e associazioni assistenziali, posizionati non lontano dalle città e spesso dotati anche dei necessari presidi sanitari. Le residenze intergenerazionali comprendono spazi privati e pubblici per anziani e per giovani e garantiscono per entrambe le categorie di utenti la possibilità di occuparsi delle proprie attività in autonomia e in collettivo.

 

 
© Luc Boegly   

 


© Luc Boegly

 

In Francia


In Francia si contano alcune realizzazioni esemplari che potrebbero ispirare e dare avvio a progetti analoghi nei prossimi anni. Citiamo, ad esempio, la residenza intergenerazionale Villa-Village a Lille, realizzata su progetto dello studio Stera Architecture. Anziani e studenti possono fruire di alloggi privati organizzati in due diversi edifici: uno di recupero e l’altro realizzato in continuità e armonia con la preesistenza. I luoghi di incontro tra generazioni, importanti per garantire qualità del progetto a livello sociale, sono costituiti da un'ampia cucina, un cortile, una lavanderia e un soggiorno dotato di attrezzature informatiche, necessarie per alcuni residenti.

 

Un altro esempio recente di residenza intergenerazionale è stato realizzato a Rennes su progetto dello studio a/LTA di Maxime Le Trionnaire e Gwenaël Le Chapelain. Chiamato La Lyre, l'edificio si trova nella ZAC [Zona di assetto territoriale concertato] Normandie Saumurois a nord di Rennes. Il concept è nato a seguito di diversi laboratori urbani che hanno coinvolto operatori sociali e architetti e hanno portato a una realizzazione tipo, evidenziando nuove modalità dell’abitare, tra cui il libero accesso a nuovi acquirenti, alloggi condivisi e residenze per anziani, il tutto con l’obiettivo di rompere l'isolamento. Un programma inedito che prevede 8 unità abitative riservate agli anziani, una residenza dedicata alla condivisione tra studenti e un'altra dedicata agli ospiti, senza tralasciare una sala comune e un giardino aperto, accessibili a tutti i residenti.

 


© Stéphane Chalmeau



© Stéphane Chalmeau

 

Altre forme da esplorare


Infine, grazie all'intervento dello studio di architettura Helen & Hard di Stavanger, il padiglione nordico della Biennale di Venezia 2021 sarà trasformato in un progetto sperimentale di convivenza. Il progetto, sostenuto e realizzato dal Museo Nazionale di Norvegia, presenterà un esempio concreto di architettura intergenerazionale basato sulla partecipazione e sulla condivisione.

 

È opportuno aggiungere che queste diverse iniziative avviate nel mondo stanno contribuendo a migliorare la dimensione degli spazi comuni, preservando in ogni caso quella degli spazi privati. L'edilizia abitativa intergenerazionale necessita dell’impegno attivo e della partecipazione volontaria dei residenti nella gestione del loro nuovo ambiente di vita. Si tratta di una possibile alternativa all'isolamento e di un acceleratore del legame sociale, che riprenderà vigore dopo il periodo di pandemia che ha sconvolto gran parte delle nostre abitudini di vita. L'architettura è un mezzo importante nel processo teso al raggiungimento di questo obiettivo.

 

 

Traduzione da un articolo di Sipane Hoh

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