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Interpretare la luce

6 febbraio 2024

Le ricerche e i progetti di Francesco Iannone e Serena Tellini.

 

di Enrico Leonardo Fagone

 


Headquarter Sedus a Dogern, 2019. La luce si muove e si auto-dosa in relazione con l’esposizione alla luce naturale mutando scenografie e scenari luminosi. Concept & Design Wolfgang Schoenlau - Sedus Stoll AG Ernst Holzapfel. Progetto illuminotecnico di Consuline. Foto © Michele Feresin

 

Francesco Iannone e Serena Tellini sono riconosciuti tra i più attivi e propositivi lighting designer a livello internazionale. Fondatori nel 1986 dello Studio Consuline, specializzato nella ricerca per l’innovazione nella forma e nell'applicazione della luce, a loro si deve l’ideazione e lo sviluppo applicativo nel mondo del Monza Method, che vede l’integrazione di illuminotecnica e neuroscienze. Nella lunga carriera hanno progettato l’illuminazione di mostre e musei, chiese e spazi umani in tutto il mondo. Tra questi il Circuito di Formula 1 di Shangai, il Lighting Master Plan per i Giochi Olimpici di Pechino, il National Grand Theatre di Pechino, la Galleria Carracci Palazzo Farnese a Roma, il LAC di Lugano, il Palazzo Pubblico di Siena. Hanno illuminato inoltre grandi esposizioni come ‘Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto e Tiziano’ alle Scuderie del Quirinale a Roma ma anche mostre d’arte contemporanea come quella di Tony Cragg a Lucca, Richard Avedon a Milano, Egon Schiele e Arnaldo Pomodoro a Lugano. A Monza hanno illuminato il Museo del Tesoro del Duomo e la Cappella Zavattari, luogo dove è stato creato e messo a punto il Monza Method. Sono inoltre autori di corpi illuminanti e intere collezioni per alcuni dei principali marchi nel settore tra i quali Artemide, Targetti, Siteco, Osram, Fos Nova, Fivep, Ghidini, Performance in Light, OYLight, Luceplan, L&L, Lam32. A Francesco Iannone e Serena Tellini abbiamo chiesto alcune riflessioni sui temi della luce che qui riportiamo per la comunità dei progettisti di ARCHITECT@WORK.



I colori della fede a Venezia: Tiziano, Tintoretto e Veronese. Complesso monumentale di San Francesco, Cuneo (Novembre 2022-Aprile 2023). Progetto illuminotecnico di Francesco Iannone e Serena Tellini. Foto © Consuline

 

Tendiamo spesso ad indicare con il termine Illuminotecnica tutte le questioni riferibili alla dotazione luminosa di uno spazio interno, di un particolare oggetto come di un edificio o ancora di una piazza e del paesaggio. Tuttavia questo approccio, che parte da ragioni propriamente quantitative pur se riferito a contesti differenti, non sempre considera le implicazioni che la luce determina su un piano percettivo e soggettivo da parte del fruitore. Ed è proprio su questa particolare relazione che avete orientato negli anni le vostre ricerche. Potete illustrare più approfonditamente le ragioni, l’approccio e le finalità dei vostri studi e delle vostre realizzazioni?


Quando nei primi del Novecento l’illuminazione artificiale diviene un fatto abituale nella società, il vantaggio più palese sta nel poter utilizzare le ore del buio per continuare le attività umane diurne. Quando la tecnica mette a disposizione del mercato sorgenti di illuminazione diverse ci si domanda se le quantità di luce possono influire sul “modo di fare” umano: nasce l’illuminotecnica, le quantità di luce vengono definite aprioristicamente rispetto alle zone e alle tipologie di intervento: siamo intorno agli anni ’60 del Novecento. Oggi siamo di fronte a sorgenti che ci consentono di dosare quantità, spettro e quindi colore della luce, tempo di esposizione, e quindi abbiamo luce con dominanti cromatiche precisabili a priori e soprattutto abbiamo  il fattore “tempo” che entra in gioco.  È la luce dinamica prodotta da LED, una rivoluzione. Lecito allora chiedersi: quale può essere l’utilizzo migliore di questa opportunità? Negli ultimi anni tutti i nostri sforzi sono stati dedicati a capire e provare come la luce possa mutare le condizioni del vivere se progettata e dosata ad hoc: non più quindi il calcolo illuminotecnico fine a sé stesso quanto le predisposizioni di quelle condizioni che presiedono la visione ma anche la percezione subliminale umana.  Diciamo che ci occupiamo ormai da oltre vent’anni del ‘sentire la luce’ con gli occhi, con la pelle, con la psiche. Le scienze e le neuroscienze oggi ci danno aiuto e ragione. Nel 2017 è assegnato un Nobel a Jeffrey C. Hall, Michael Rosbash e Michael W. Young ai quali si devono gli studi sulla luce come base dei meccanismi molecolari che regolano la vita. In sostanza la scoperta di come siano la quantità, l’inclinazione e lo spettro della luce a innescare le funzioni ormonali (fioritura, crescita, fame, sete, sonno etc.) nel mondo degli esseri viventi.



Nuova sede degli Uffici Edison, Milano, 2017. Progetto sviluppato da Consuline in collaborazione con l’architetto Cristiana Cutrona di Revalue. Un sistema appositamente realizzato integra un sorgenti luminose e pannelli acustici per ricreare un ambiente artificiale capace di riprodurre la complessità di quello naturale in armonia con il ciclo circadiano. Foto © Consuline

 

Consuline, ovvero il nome del vostro studio che realizza progetti e installazioni i tutto il mondo, viene spesso associato ad una specifica metodologia da voi messa a punto già a partire da una decina di anni fa presso il Museo del Duomo di Monza. Di cosa si tratta?


Un giornalista, Achim Ritter, definì ‘Monza Method’ il nostro procedere progettuale in questo campo e questo divertente nomignolo è rimasto e serve ancora per spiegare una modalità progettuale. Si tratta  di illuminare spazi o luoghi o oggetti (in particolare tutto partì dall’illuminazione di opere di arte) dove la luce innesca una particolare attenzione nel fruitore. Questa attenzionalità spinta viene provocata dalla modalità di luce presente, oggi spesso dinamica e subliminale, che spinge le persone a osservare acutamente o a considerare l’ambiente circostante in modo da essere messi a  confronto con scelte direzionali per esempio. Oppure, ancora, in modo da indurre relax e distensione nelle persone. Il Monza Method partì da un Museo e fu creato per agevolare le persone nella comprensione delle opere di arte. Oggi è sbarcato in spazi di lavoro per operare meglio e lo stiamo pure applicando in una scuola, lo abbiamo applicato in un centro per la cura di malattie degenerative come l’Alzheimer. In sintesi, un altro modo di progettare la luce più adatto alle conoscenze del contemporaneo.

 


Uffici Sedus a Dogern, 2019. La luce si muove e si auto-dosa in relazione con l’esposizione alla luce naturale mutando scenografie e scenari luminosi. Concept & Design Wolfgang Schoenlau - Sedus Stoll AG Ernst Holzapfel. Progetto illuminotecnico di Consuline. Foto © Michele Feresin

 

Uno degli aspetti peculiari del vostro modo di progettare è la relazione con chi produce e sviluppa tecnologie per i corpi illuminanti. Negli ultimi anni abbiamo assistito da questo punto di vista a una vera e propria rivoluzione: il passaggio dalle sorgenti tradizionali all’universo dei led, la moltiplicazione di tipologie di apparecchi e la loro gestione mediante microprocessori e sistemi digitali appositamente dedicati. Qual è il vostro punto di vista e come orientarsi per un progettista nel contesto delle opzioni tecniche e delle loro molteplici applicazioni?


Il nostro metodo esiste perché esistono i LED ed esiste l’elettronica di controllo. Oggi si apre un’era fantastica dove non solo è possibile dosare il colore generico della luce ma è possibile mutare questo colore e l’intensità della luce che gli apparecchi emettono in tempi predefiniti. Le neuroscienze e le scienze mediche ci dicono che il Sistema Circadiano Umano è intercettabile attraverso l’emissione luminosa e quindi sarebbe disastroso se gli architetti si disinteressassero dell’illuminazione dei luoghi umani eludendo tale approccio. Non è più ammissibile, con le conoscenze attuali, che si scelgano ancora le luci solo perché sono belle o solo perché costano poco. Qualsiasi produttore è chiamato a implementare gli apparecchi con funzioni adatte agli esseri viventi. È un momento di svolta. Non ci sono apparecchi dedicati agli animali domestici, non ci sono apparecchi specifici per presentare il cibo, non ci sono apparecchi adatti al tempo dello studio a casa, non ci sono apparecchi dedicati alla vita domestica della terza età, non ci sono apparecchi dedicati all’ascolto domestico della musica, non ci sono apparecchi che ci fanno addormentare e svegliare negli alberghi. Le tecnologie ci sono, cosa aspettiamo allora? Trovare sul mercato lampade capaci di eseguire compiti specifici aiuterebbe gli architetti e i progettisti a scegliere gli apparecchi giusti almeno per le attività più comuni, visto che la professione di Lighting Designer è fondamentalmente presente nei grandi lavori e spesso anche in quelli farebbe comodo trovare  apparecchi in grado di svolgere cose specifiche. Sarebbe molto bello se una manifestazione fieristica come ARCHITECT@WORK, che ha da sempre come anima l’innovazione, diventasse ancora di più il luogo dove trovare queste novità luminose.

 

 

 


Stand Sedus ad Orgatec 2022, Colonia. Concept & Design of trade booth Wolfgang Schoenlau - Sedus Stoll AG Ernst Holzapfel - Sedus Stoll AG Fabrizio Pierandrei & Stefano Anfossi - Pierandrei Associati ,Colour Concept Livia Baum & Jutta Werner - Zukunfstil . Progetto illuminotecnico di Consuline. Nominee by FRAME and IBA Award for Trade-Fair stand with the Best Use of Light. Foto © Michele Feresin

 

Recentemente avete realizzato diversi interventi in ambito museale e per l’architettura attraverso i quali avete ulteriormente sviluppato inedite modalità con risultati sorprendenti. Potete raccontarci di queste nuove esperienze?


Il nostro modo di progettare è banalmente al servizio ed in sincrono con le persone, e sempre ci dobbiamo confrontare con uno sviluppo progettuale complesso in quanto, appunto, non esiste sul mercato nulla di predisposto o già fatto. Per fare un esempio, abbiamo progettato l’illuminazione di una serie di uffici per Edison a Milano, dove per lavorare rilassati la luce cambia ogni 20 minuti; e ancora abbiamo progettato gli uffici per Sedus a Dogern, in Germania, tutto in luce dinamica per non interrompere ed agevolare il Ciclo Circadiano Umano nel tempo di lavoro. La luce si muove e si auto-dosa in relazione con l’esposizione alla luce naturale. Cambiando scenografie e scenari luminosi. Non si tratta di ‘dimensioni’ solamente estetiche ma di percezione umana agevolata durante le ore di lavoro. Il vantaggio si traduce in benessere per le persone al loro interno. Questo sistema funziona al punto che abbiamo spinto la sperimentazione più in là, sino a progettare nel 2022, sempre per Sedus - uno dei più grandi produttori di mobili design per uffici -  l’illuminazione di uno stand fieristico per Orgatec  a  Colonia. Non uno stand qualsiasi ma uno spazio  di  1000 metri quadrati dove la luce, attraverso un processo subliminale, invita il pubblico a “stare”.

 

È possibile questo? Sì, è possibile, tanto che il progetto è stato insignito del 'Nominee by FRAME and IBA award for trade-fair stand with the Best Use of Light’. Nel gennaio 2023 siamo passati nuovamente all’illuminazione  dedicata alla comprensione dei fenomeni artistici illuminando i grandissimi Tiziano, Veronese e Tintoretto  nella mostra “I Colori della Fede a Venezia ”. La luce progettata, dinamica e in movimento subliminale ‘costringe a fin di bene’ il visitatore ad osservare i dettagli dell’opera che a poco a poco svaniscono facendo emergere nuovi dettagli in un continuum nel quale i significati iconografici si svelano e diventano palesi. Oggi, nel tempo dei ‘device’ con immagini sempre in movimento, desideriamo uno stesso linguaggio per capire e apprendere, per conoscere ed apprezzare. Questo progetto ha rappresentato la prima volta di una illuminazione dinamica ai fini della comprensione del fenomeno artistico pittorico e ci è stato concesso di sperimentarlo su opere di grandissimi autori.

 


Liberty. Torino capitale. Esposizione a Palazzo Madama (fino al 10 giugno 2024). Progetto illuminotecnico e di allestimento a cura di Consuline. Nell’occasione sono state riprodotte le prime lampadine a filamento di carbonio ideate dal torinese Alessandro Cruto nel 1880. Foto © Consuline

 

Ancora per l’arte, nel 2023, la recentissima mostra del Liberty a Torino, una altra sfida: è possibile in una mostra immergersi davvero nelle atmosfere di questo movimento che ha cambiato il Novecento? È possibile capire il Liberty anche attraverso una situazione  luminosa? La  tecnologia ha reso possibile la riproduzione delle prime lampadine ideate da Alessandro Cruto, un oscuro e misconosciuto italiano, nato proprio a Torino, che per primo ideò la lampadina ad incandescenza.  Omaggio a lui nella illuminazione generale che riporta il visitatore in quegli anni ma anche un’occasione per riproporre in un bow window le fasi del rapporto tra luce naturale e luce artificiale ai primi del Novecento. Un lampadario di Mazzuccotelli in ferro battuto fa la sua parte giocando con le  giostre luminose delle vetrate Liberty. Oggi per ricreare giochi di luce dobbiamo incidere su sincronismi costruiti sull’impianto elettrico.  A proposito, quando l’elettronica e l’industria renderanno disponibili sul mercato lampadari smart facili e applicabili?  Gli Architetti ringraziano.

 

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